Bichisao Giovanni Maestro

Giovanni Bichisao, nato nel 1908 (1), sin da ragazzo imparò a suonare il clarinetto in do maggiore, alla scuola del vicino di casa Luigi Lalli (1877-1942), un commerciante di tessuti che era famoso come il più formidabile mangione del paese (2), ma che era anche noto per la sua bravura di primo clarino nella locale banda musicale diretta dal maestro Arduino Chiaffarelli (3).

a.s. 1922/1923

Dopo che la famiglia Bichisao si fu trasferita a Milano nel 1923, Giovanni continuò i suoi studi musicali nel conservatorio “Giuseppe Verdi”, dove si diplomò in clarinetto in si bemolle e frequentò il corso complementare di pianoforte. Nello stesso anno, la sua passione musicale  fu rafforzata dalle relazioni con le famiglie a cui si era apparentato. In effetti, egli stesso sposò Maria (Maruska) Michelini, nipote diretta del maestro Amilcare Ponchielli, il famoso autore di La Gioconda e di Il figliol prodigo . A sua volta la sorella più piccola Nicla, che aveva seguito il corso facoltativo di pianoforte all'Istituto Magistrale, si sposò con Cesare Prestipino-Giarritta, diplomato in pianoforte nello stesso conservatorio milanese. (Il padre era direttore d'orchestra a Gioiosa Marea, in provincia di Messina).

Suo fratello Arturo, diplomato in violino sempre nel conservatorio “Verdi”, suonò nell'orchestrina Italy Jazz, che Giovanni Bichisao aveva nel frattempo costituita. Dopo un'esperienza avuta con Gorni Kramer, il maestro, infatti, mise da parte i suoi studi di musica classica e si dedicò completamente al repertorio leggero dei ballabili, suonando il sassofono, come il cognato Arturo, e il bandoneon, la tipica fisarmonica argentina, di cui fu il più acclamato virtuoso dell'epoca. La sua attività era supportata da una copiosa produzione di motivi musicali, in parte pubblicati dalla casa musicale da lui fondata, le Edizioni DE BICHI.

 

In un articolo di La Voce Adriatica del 17 luglio 1953, si legge un sintetico ma significativo ritratto di Giovanni Bichisao: “I suoi amici lo ricordano quando, seduto ad un tavolino del caffè che fa da sentinella alla Galleria del Corso, il cuore di Milano musicale, estraeva improvvisamente di tasca una matita ed un foglio di carta pentagrammata e, canterellando in sordina, trascriveva sul rigo una dei suoi mille motivi, uno dei suoi tanghi che avevano fatto di lui, nato ai piedi della Maiella, il musicista “argentino” più noto in Italia”.

 

Dalla sorella Nicla sono stati conservati 36 spartiti musicali a stampa, a iniziare da Mi bandoneon, un tango argentino pubblicato nel 1932 dalle edizioni musicali MIREDO di Milano, fino a Casita triste e Tango appassionato, pubblicati postumi nel 1954 rispettivamente dalle edizioni musicali Club e Fama di Milano. Tra l'altro, alcuni motivi sono stati registrati da una famosa orchestra e da altri complessi musicali: lo slow Tormento, inciso nel 1947 dal celebre Cinico Angelini, per “La voce del padrone” (nell'altro lato del disco canta Nilla Pizzi); i tanghi Fiesta argentina (1952) e Inquietudo (1953), dal Complesso folkloristico di Leonildo Marcheselli (disco Duriun); il fox-trot Labrador, dall'Orchestra-Jazz “Augusta” (disco Odeon). Dello stesso Bichisao ci rimangono cinque incisioni: i tanghi Una notte a Milano e Un tuo bacio (di un altro autore), per la Fonola; il tango argentino Don Pampero (1938), il ritmo lento Cielo d'Italia mia (1952) e il ritmo moderato Quello che piace a me (1952),  eseguiti su dischi di prova, con voce e pianoforte.

trascrizione originale di "Candida", fatta da Nicla Bichisao

L'intensa stagione musicale del maestro fu prematuramente interrotta l'8 febbraio 1953, sconfitto da un male incurabile. Tuttavia, anche negli ultimi tempi egli “trovava nella sua musica la forza per affrontare il dolore e per trasformarlo in un canto di vita e di fede”. L'addio alla sua musica fu dato  il 17 luglio 1953 ad Ancona durante il 2° Festival Adriatico della Canzone, dove fu presentata la sua canzone postuma Bambina perduta: l'autore da tempo “se ne era andato in silenzio, come in silenzio aveva trascorso la sua vita operosa”. Nonostante “la sua rigogliosa fantasia musicale”, a Giovanni Bichisao mancò il successo che ben meritava. Partì “per un lungo viaggio senza ritorno” prima che si diffondessero su larga scala le trasmissioni televisive, che oggi fanno conoscere a un pubblico più vasto gli artisti validi e anche quelli meno validi. D'altronde, egli “era troppo semplice e modesto per poter esibire la sua musica a destra ed a sinistra, per chinarsi alla moda ed ai pontefici della moda, per poter arrivare a tutti i costi. Scriveva per sé, per l'intima gioia di tradurre in immagini musicali la sua natura di poeta” (La Voce Adriatica del 17 luglio 1953).

 

La sua compagna lo seguì quattordici anni dopo, all'età di 71 anni.

Era il 16 ottobre 1977: nel pomeriggio era prevista la commemorazione alla Scala della “divina” Maria Callas, trasmessa in diretta televisiva (4). Maruska si sistema comodamente in poltrona davanti al televisore, per assistere anche se da lontano, alla cerimonia. Cominciano i discorsi celebrativi, le testimonianze dirette, gli aneddoti sulla vita del grande soprano. “E' il mondo di Maria Michelini che emerge dal piccolo schermo... La commozione è enorme, le sembra di rivivere attraverso il ricordo della Callas i momenti più intensi e significativi della sua stessa giovinezza”. All'improvviso si sente male e crolla sulla poltrona, colpita da un'emorragia cerebrale. Già da tempo soffriva di cattiva circolazione del sangue: “Forse è stato proprio quest'amore per la musica ad aver accelerato l'appuntamento con la morte” (Corriere d'informazione, 17 ottobre 1977) (5).

La famiglia Bichisao

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1) Suo padre era  Giocondino Bichisao, nato a Montefalcone del Sannio nel 1857. Dopo aver fatto le prime esperienze nelle scuole di Tufara, S. Angelo in Grotte e Cerro al Volturno, nel 1884 vinse a Bonefro il concorso di maestro di prima elementare e vi insegnò sino al 1923, anno in cui andò in pensione. Sposatosi con Virginia Torsilli di Guardalfiera, l'8 dicembre 1886 ebbe il primo figlio, Andrea, in via Calvario. Dopo solo tre anni la giovane moglie trovò la morte nel suo paese natale. Don Giacundine (come era popolarmente noto) rimase vedovo per ben otto anni, finché nel 1897 si convinse a risposarsi e prescelse Giuseppa Baccari, cugina di don Nicola Baccari, che tra l'altro era il suo collega di terza elementare. La donna accettò la proposta matrimoniale, anche perché ormai giunta a trent'anni, un'età molto tarda per quei tempi, era sicura di non poter avere figli suoi e che le fosse riservato solo il compito di prendersi cura del piccolo Andrea. Mai una previsione fu più seccamente smentita! Dal 1898 al 1908 si succedettero ben otto bambini. Giunta a questo punto, donna Peppinella, per un paio d'anni fu in preda a un forte esaurimento nervoso; tuttavia, una volta ripresasi, nel 1912 arrivò anche un'ultima figlia, Nicolina (Nicla). La famiglia Bichisao, dopo essere vissuta per un paio danni in via Napoli, in seguito risiedette interrottamente nell'edificio che si trova di fronte al monumento ai caduti. 

 

2) La vita tradizionale di Bonefro, pp. 166-167, 175 (foto).

 

3) L'Università della terra di Venifro, pp. 325-328.

 

4) Il caso ha voluto che io fossi presente alla cerimonia alla Scala, assieme ad altre 2500 persone, a ognuna delle quali fu donato un disco Fonit-Cetra 33 giri fuori commercio in edizione numerata,  con sei celebri romanze interpretate da Maria Callas e registrate dal vivo alla Scala: una vera rarità!

 

5) Le notizie su Giovanni Bichisao sono il frutto dei ricordi della sorella Nicla e dei documenti che ha gelosamente conservati e che in buona parte mi ha generosamente donati. I suoi dischi citati sono stati riversati artigianalmente da due miei amici su un CD.

Fonte Michele Prof. COLABELLA


Teatro "La Scala" Milano

16 ottobre 1977

Giornata dedicata a Maria Callas

Fonte Michele Prof. COLABELLA


S P A R T I T I
1    Cielo d'Italia mia
2    Quel che piace a me
3    Fiesta Argentina
4    Inquietudo
5    Pompero
6    Tormento



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