La Pasquetta è un canto di auguri e di questua in uso in diverse località del Molise la notte della vigilia dell’Epifania. A Bonefro il testo è per metà religioso e per metà di questua. Ma cosa c’entra la Pasqua con l’Epifania? È la domanda che è stata rivolta qualche anno fa a due sacerdoti che relazionavano sulla Pasquetta in un paese del Molise. Il ricordo dell’estremo imbarazzo dei due giovani preti nell’articolare una risposta convincente, suggerisce di spendere due parole sull’argomento. Mi scuso con chi dovesse trovare risapute o superflue le precisazioni che mi accingo a fare, e che l’esperienza consiglia di fare. Tutti sanno che la Pasqua è la maggiore festa della cristianità. La Pasqua di Resurrezione, intendo dire, popolarmente designata anche come Pasqua dell’agnello o delle uova, o Pasqua Maggiore. Alla Pasqua propriamente detta sono da contrapporre le altre Pasque, nome con il quale la Chiesa e la tradizione popolare, specie del sud Italia, hanno continuato a chiamare le principali feste religiose. A cominciare dal Natale, altrimenti detto Pasqua di Natale o di Natività (o del Ceppo, in Toscana). E continuando con la Pasqua Fiorita, per dire la Domenica delle Palme, con la Pasquetta o Pasquarella, il lunedì in Albis o anche la domenica in Albis, la Pasqua delle Rose, o rosata (Pentecoste), la Pasqua del Corpo di Cristo (Corpus Domini), la Pasqua dei Santi (1 novembre). Ma la più popolare delle Pasque minori è l’Epifania, chiamata appunto Pasqua Epifania dalle nostre popolazioni, come certificato dai proverbi. Il primo rammarico: Il primo rammarico: con la Pasqua Epifania tutte le feste vanno via. Salvo a consolarsi prontamente con la constatazione che, tempo una decina di giorni, con Sant’Antuone de Jennare, tutte le feste ricominciano.
(Giovanni MASCIA)
Ringrazio l'amico Antonio MARTINO (SANTA CROCE di MAGLIANO)
Pasquetta
Le tradizioni sono la storia di un popolo
La serenata della PASQUETTA a Bonefro.
Una tradizione che viene portata avanti dalla metà degli anni ‘30, grazie alla partecipazione di gruppi di giovani e meno giovani. Con la Pasquetta si chiudono le festività natalizie. Le comitive vanno cantando e suonando un canto di questua dietro le porte dei loro amici e parenti. Le porte si aprono a fine brano e gli ospiti offrono in abbondanza prodotti tipici locali (salsicce, formaggi, carne di vario tipo, dolci, vino e vino), la scena si ripete nelle varie case dalle ore 19 del 5 gennaio alle ore 6 del 6 gennaio. Ad importare l’usanza nel nostro paese nel 1936 fu 'U cusc'tore, Daniele Tartaglia, un sarto della vicina Santa Croce di Magliano, sposatosi con la bonefrana Maria Carnevale nel maggio del 1931. Venne ad abitare a Bonefro. Fece ben presto amicizia con i bonefrani, in particolare con G’seppe D’netone (Giuseppe Silvestri). I due amici parlarono a lungo della Pasquetta. La sera del 5 gennaio 1935 decisero di vedere di persona e si recarono nella vicina S. Croce di M.. Una volta giunti a S. Croce di M. si unirono alla comitiva guidata da Ggine Amoddije. L’anno dopo i due, unitamente ad amici e parenti, decisero di cantare e suonare la Pasquetta anche a Bonefro. I primi anni la Pasquetta veniva suonata con strumenti rudimentali, successivamente furono introdotti i veri strumenti musicali. La Pasquetta ebbe un particolare successo sotto la direzione di ‘Ndonj’e ‘U P’late (Antonio Di Grappa). Purtroppo l’usanza scomparve per qualche anno in seguito alla partenza del Di Grappa. Nel 1954, l’usanza, fu ripresa da Mar’je ‘U Candunere (Mario Primiano). Il testo ha subito delle variazioni. Tale testo è cantato ancora oggi. Usanza che dal 1954 non si è più interrotta. Attualmente il 5 gennaio costituisce un appuntamento immancabile nella cultura popolare bonefrana, radicato nelle diverse generazioni, vecchie e nuove.
Fonte: M. Colabella
GENNAIO
la notte del 5 gennaio
'A Pesquètte
TESTO
La Pasquetta.
Uno dei brani intonati nel corso della permanenza dal Gruppo nelle case
‘U saldature
Chi vo’ stagnà,
chi vo’ saldà
‘u stagnarielle mo ze ne va
‘u stagnarielle mo ze ne va
Tenghe ‘nu belle saldature
Salde ‘a notte e ‘u jorne pure
E z’affacce la patrone:
- Stagne, stagne la cuttore!
Chi vo’ stagnà,
chi vo’ saldà
‘u stagnarielle mo ze ne va
‘u stagnarielle mo ze ne va
E z’affacce ‘a servette:
- Stagne, stagne lu puz’nette!
Chi vo’ stagnà,
chi vo’ saldà
‘u stagnarielle mo ze ne va
‘u stagnarielle mo ze ne va
Tenghe ‘nu belle saldature
Salde ‘a notte e ‘u jorne pure
E z’affacce ‘a cameriere:
- Stagne, stagne la c’culetere!
Chi vo’ stagnà,
chi vo’ saldà
‘u stagnarielle mo ze ne va
‘u stagnarielle mo ze ne va
Tenghe ‘nu belle saldature
Salde ‘a notte e ‘u jorne pure