BONEFRO Chiesa di San Nicola

24.06.2013 22:45

BONEFRO Chiesa di San Nicola riparazione anni 1939

Le riparazioni e le decorazioni della cappella di San Nicola

 

Uno degli avvenimenti più memorabili fu quello della raccolta dei fondi per le riparazioni e le decorazioni della cappella di San Nicola, organizzata e coordinata in prima persona da Don Nicola Baccari (1865-1952): fu una delle pochissime volte che l'intero paese quasi all'unisono aderì a un'iniziativa collettiva.

 

In una lettera datata 18 dicembre 1938, Don Nicola nel ringraziare l'emigrato Matteo Baccari (1890-1974) per la sua offerta personale di 100 lire e per la raccolta di altre 613 “fra i devoti di S. Nicola”, comunicava che erano a buon punto i lavori.

Nel gennaio del 1940 pubblicò un manifesto, nel quale, puntigliosamente, punto per punto, registrò ogni pur minima voce delle entrate (per un totale di £ 15.477, 45) e delle uscite, “affinché i maligni, che non mancano, non possano criticare come vorrebbero fare e come sono soliti di fare”, come aveva preannunciato nella sua lettera. (È estremamente significativo che tra gli oblatori mancavano i nominativi dei sacerdoti della chiesa madre, quelli della famiglia Pece, che annoverava al suo interno un prete, e dei capi fascisti). Rese noto che le offerte personali dall’America erano state di £ 3.440, mentre quelle raccolte tra i compaesani ammontavano a £ 2.784, per un totale di £ 6.224.

 

I nomi degli oblatori più generosi furono trascritti su due tabelle poste ai fianchi dell’entrata sinistra della chiesetta, accanto a un'altra dedicata alla precedente raccolta per il rifacimento del pavimento. Si potevano notare oltre ai fratelli di Don Nicola Baccari, il medico Adriano e il colonnello Giuseppe, alla nipote Giulia sposata Pappone e al marito della cugina Giuseppa, l'indimenticato insegnante Giocondino Bichisao, che si era trasferito a Milano nel 1923; altre persone notabili erano i fratelli Nicola e Federico Agostinelli, le famiglie di Filippo, Vincenzo e Francesco Baccari, la famiglia De Curtis, il dott. Giuseppe Giannotti, il medico condotto dott. Silvio de Luca (originario di Torremaggiore), il gen. Carlo Miozzi, il futuro colonnello dei carabinieri Nicola Sacco (fratello del gen. Francesco), i fratelli Simonelli, Francesco Petti, gli insegnanti Ettore Lalli e Francesco Saverio Silvestri. Furono molto significative, perché dimostravano l'amore per il paese natìo, le cospicue offerte degli emigranti in America, tra i quali spiccavano Annibale Antonico (1883-1947), con le sue 1913 lire e le 157 raccolte (aveva già inviate altre 100 per il pavimento), il più volte citato Silverio Antonico, con le sue 220 lire più le 227 raccolte, e Luigi Pavonetti (1897), che dopo aver inviato 200 lire per il pavimento, ora ne offriva altre 1000. Significative furono anche i contributi che arrivarono dall'Africa, con in primis i fratelli Spadaccino e Domenico Cercé (un omonimo del vignaiolo), e dalla Spagna, con le 100 lire di Antonio Caprera e le 50 di Pasquale Fantacuzzi, più le altre 140 da lui raccolte. Naturalmente, non meno importanti furono le numerose offerte, spesso in misura minima, di tanti altri cittadini, meno importanti o confusi nella massa dell'anonimato; risaltavano in modo particolare le 1000 lire inviate dal brigadiere (poi maresciallo) Giovanni Di Marzo (di Paolo).   

 

Alla fine del manifesto si leggeva che il quadro di san Pietro era un “dono prezioso del nostro concittadino Ettore Lalli, il quale lascia con questo lavoro un gradito ricordo della sua valentia nell’arte pittorica”. Il quadro di san Paolo, invece, era stato opera di Don Nicola Baccari, che aveva dipinto anche la Madonna con Bambino e la scena dell'Ascensione, nonché, sul grande soffitto in legno (ch'era stato ricostruito Ianni prima dal mastro falegname Francesco Saverio Lalli) una grande immagine di san Nicola.

Fonte Michele Prof. Colabella

 

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